«Le opere da realizzare non manifestano effetti significativamente
negativi»; anche la Giunta Regionale del Veneto, dunque, ammette che la
nuova base Usa avrà effetti negativi sul territorio e sulle limitrofe
aree protette, anche se per minimizzare li definisce “non
significativi”.
Non ci vuole un esperto di idrogeologia, del resto, per capire che la
cementificazione del Dal Molin devasterà la falda acquifera sottostante
– la più grande del nord Italia – e metterà a rischio l’equilibrio del
vicino fiume Bacchiglione e del bosco di Dueville (area protetta).
Sanno tutti che un terreno permeabile farà filtrare nella falda
sottostante inquinanti e sostanze nocive che la nuova base produrrà a
dismisura.
Fino al 1992 presso Site Pluto erano custodite testate nucleari;
nessuno lo sapeva, e gli statunitensi lo hanno ammesso solo quest’anno.
Chi può escludere che al Dal Molin possa avvenire altrettanto, con lo
stoccaggio di armamenti e materiali pericolosi e inquinanti
all’insaputa della cittadinanza?
La nuova base Usa comprometterà la falda acquifera e creerà problemi di
approvvigionamento idrico alle province di Vicenza e Padova; l’acqua
verrà inquinata e diverrà una risorsa sempre più scarsa. La Giunta
regionale, con la sua grottesca valutazione d’incidenza dell’opera
militare, non può nascondere ciò che è evidente a chiunque: la nuova
base Usa sarà devastante per il territorio vicentino ed avrà ricadute
negative che l’intero Veneto pagherà.
Presidio Permanente, Vicenza, 18 dicembre 2007