Toh, si rivedono i 170…

I famosi 170 parlamentari contro il Dal Molin riemergono dopo il letargo, in cui erano sprofondati dopo la caduta del governo Prodi a causa del Dal Molin. Hanno presentato una lettera indirizzata a Prodi dove si chiede una moratoria agli inizi dei lavori di costruzione della base militare a dopo la Conferenza Nazionale sulle Servitù militari. E' da precisare che questa conferenza, che era nel programma elettorale dell'Unione, non è stata minimamente organizzata e tantomeno una data è stata fissata. Al momento questa ipotesi si trova ancora ferma alla commissione Difesa della Camera.

Si chiede anche l'attivazione della Via, cioà la valutazione d'impatto ambientale e il referendum. Comunque in questo articolo del Giornale di Vicenza è spiegata la questione:

Caso Dal Molin. Un documento della sinistra scuote il governo

L’appello di 170 onorevoli
per rinviare il via ai lavori

E i comitati chiedono di incontrare il commissario Paolo Costa

di G. M. Mancassola

Finora
lo hanno firmato 170 parlamentari dell’Unione, un numero più che
sufficiente, fra Camera e Senato, per mandare a casa il governo di
centrosinistra se gli eventi dovessero precipitare. Non solo, con loro
ci sono anche tre sottosegretari.
Si profilano nuove nubi nere
all’orizzonte per l’esecutivo del premier Romano Prodi, a cui i 170
parlamentari hanno indirizzato un appello per chiedere un rinvio dei
lavori per la costruzione della caserma americana all’aeroporto Dal
Molin: un argomento che ha già procurato più di una gatta da pelare
all’inquilino di palazzo Chigi.
L’appello giunge proprio alla
vigilia dell’imminente pubblicazione del bando di gara per il
maxi-appalto da 400 milioni di dollari che la marina militare
statunitense sta per varare una volta ottenuto il via libera del
Geniodife.
Promotrici del documento sono le cinque onorevoli che da
qualche tempo fanno squadra nell’appoggiare la battaglia dei comitati
del No e che sono reduci da una missione negli States: sono le
vicentine Lalla Trupia (Sd) e Laura Fincato (Ulivo), Tiziana Valpiana
ed Elettra Deiana (Rifondazione) e Luana Zanella (Verdi).
Con loro
si sono schierati anche i sottosegretari Paolo Cento, Alfonso Gianni e
Famiano Crucianelli. La composizione degli altri sottoscrittori è così
delineata: 31 sono esponenti della Sinistra democratica, 64 sono di
Rifondazione, 38 sono Comunisti italiani e Verdi, 22 sono dell’Ulivo e
il resto da altre provenienze politiche in seno all’Unione.
Il
testo, messo a punto al termine di una riunione al Senato andata in
scena mercoledì sera, chiede al premier Prodi che «si attivino al più
presto le procedure per la convocazione della seconda conferenza
nazionale sulle Servitù militare già all'attenzione della commissione
Difesa della Camera, come previsto dal programma dell’Unione; si attui
una moratoria in merito all’inizio dei lavori per la costruzione di una
nuova base militare americana nel sito “Dal Molin” di Vicenza, alla
luce dalla discussione di merito della sopraindicata conferenza e in
attesa dell’attivazione delle procedure relative alla Via, come
richiesto dal ministro dell'Ambiente; il commissario di governo, on.
Paolo Costa, si impegni a favorire lo svolgimento del referendum
consultivo sull’impatto ambientale richiesto dai comitati dei cittadini
“No Dal Molin”».
Da Vicenza, invece, il coordinamento dei comitati e
altre associazioni (fra cui Rete Lilliput, Famiglie per la pace, Gocce
di Giustizia, associazione Papa Giovanni XXIII, Beati i Costruttori di
Pace) contrari alla base hanno compilato una lettera aperta inviata al
commissario Costa, per chiedere in primo luogo «quali sono gli atti che
il Governo, il presidente del Consiglio, il ministro della Difesa e il
ministro degli Esteri hanno compiuto in questi anni».
«Siamo l’unico
paese democratico al mondo – aggiungono – nel quale le decisioni che
riguardano la città vengono comunicate ai cittadini da un
rappresentante militare di un paese straniero. Non si tratta solo del
Dal Molin, vorremmo che lei potesse ispezionare i vari siti
interessati, a partire dalla Pluto di Longare, alla Fontega del
Tormeno, a quelle aree in via di acquisizione di Torri di Quartesolo e
Quinto Vicentino, e a quelle già destinate agli Usa e ora oggetto di
rilevanti adeguamenti e ristrutturazioni».
«Per poi spiegare alla
città – aggiungono – quale strategia futura complessiva hanno gli
americani per Vicenza e la sua conseguente diffusa militarizzazione».
L’ala moderata del movimento sollecita in questo modo un
incontro-confronto con il commissario governativo per il Dal Molin.

 

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