Verso il 9 giugno…

Il presidio permanente ha scritto un documento/appello in vista della manifestazione del 9 giugno a Roma contro l'arrivo di Bush in Italia. E' un documento che riporta una serie di riflessioni emerse dalle assemblee fatte al presidio e che lancia una serie di iniziative in vista del 9 giugno.Ecco il testo intero del documento/appello:

Dopo un anno di lotte per la difesa dei beni comuni e per la pace alcune riflessioni dal Presidio permanente verso il 9 giugno a Roma per la mobilitazione No War, No Bush Nel Maggio dell’anno scorso cade a Vicenza la cappa di silenzio che ha avvolto per anni il caso Dal Molin. Chi ha lavorato per nascondere ai cittadini questo progetto si trova finalmente davanti ad un’emergente opposizione. Ci siamo conosciuti nella sala del Consiglio Comunale, nelle manifestazioni in centro e davanti all’aeroporto del giugno scorso, durante la fiaccolata dell’otto agosto, anniversario del bombardamento di Hiroshima. Uomini e donne di questa città hanno cominciato insieme un percorso di opposizione alla costruzione della nuova base e di resistenza alle logiche di guerra.
Ad un anno di distanza il Presidio Permanente vuole ripercorrere le tappe principali del proprio cammino, per una migliore comprensione della nostra mobilitazione, per immaginare i possibili scenari e per individuare il nostro percorso futuro. Vogliamo partire innanzitutto dalla battaglia contro il Dal Molin che comprende, a nostro avviso, tre fasi diverse:

-  la prima fase che noi individuiamo è quella del rifiuto del progetto e del tentativo, attraverso la mobilitazione popolare di bloccarne l’approvazione da parte del governo locale e centrale. Squarciato il velo del silenzio una città comincia ad interrogarsi rispetto a cosa significherebbe la costruzione di una nuova base militare Usa in questa città, comincia a coniugare nelle proprie analisi e nelle proprie pratiche la difesa dei beni comuni e della pace. E’ una presa di parola collettiva della cittadinanza alla quale le istituzioni locali contrappongono un ostinato silenzio e la negazione di qualsiasi spazio di discussione o partecipazione come il Referendum. Il 26 ottobre davanti ad un consiglio comunale blindato migliaia di persone si ritrovano a manifestare inaugurando una nuova forma di protesta rumorosa al suono di pentole e pignatte.
La decisione di quel consiglio, considerato illegittimo dalla piazza, è di ratificare il Si al dal Molin. Nasce l’Assemblea Permanente, nuove forme di partecipazione crescono in questa città, il Governo comincia ad essere investito della questione, a Novembre una delegazione dell’Assemblea viene ricevuta e rassicurata dal Ministro della Difesa Parisi, il 2 dicembre decine di migliaia di persone sfilano da Viale Della Pace al Dal Molin dicendo a gran voce che non si vuole la base ne’ al Dal Molin ne’ a Vicenza Est.
Studi e conferenze in tutti i quartieri hanno allargato nel sentire comune le motivazioni e gli argomenti del No. Molti vicentini si aspettavano che la volontà popolare fosse rispettata da questo governo.

-  la seconda fase è quella “ribellione” al “non mi oppongo” del Governo Prodi dalla Romania comunicata dai telegiornali serali del 16 Gennaio.
Mentre il Governo nazionale si sottomette agli “otto giorni” dati come ultimatum dall’ambasciatore americano Spogli, la città insorge indignata e non accetta questa imposizione, la speranza di una reale discontinuità del governo di centrosinistra crolla. Quasi spontaneamente migliaia di vicentini scendono in strada al grido di vergogna, attraversano il centro storico per occupare poi la stazione di treni e danno vita al Presidio Permanente. La città si sente tradita dai propri rappresentanti nazionali. I giorni successivi alla decisione del Governo Prodi cortei di studenti in sciopero attraversano la città, il consiglio comunale viene assediato per molte ore, la mobilitazione non accenna a diminuire.
Viene immediatamente lanciata una mobilitazione nazionale per il 17 Febbraio, che nonostante una diffamatoria campagna stampa e la criminalizzazione del movimento, si trasforma in una grande manifestazione pacifista con la partecipazione di oltre 150 000 persone, con in testa i cittadini di Vicenza e tutta quella Città che si è opposta nei mesi precedenti a questo progetto.
Il successo della manifestazione ha come clamorosa conseguenza la crisi del governo nazionale, che ricompattatosi attorno ai dodici punti decide che la questione per le istituzioni nazionali è chiusa a Vicenza per il Dal Molin come a Venaus per la Tav, nei nostri territori come in Val di Susa una cappa di silenzio cala sulle comunità locali in lotta ed ogni su ogni forma di dissenso.

-  la terza fase è quella della presa di coscienza che il Dal Molin è solo l’ultimo elemento di un più ampio progetto di ampliamento e ridefinizione del sistema Base Vicenza, incentrato su Site Pluto e il suo corollario di “satelliti” (Ederle, Fontega, S.Rocco, ecc.) e della “resistenza attiva” a questo disegno. In questo contesto individuiamo alcune parole chiave per leggere questa fase e tracciare azione: inform-azione, comunic-azione e resistenza attiva. Queste parole chiave sono legate tra di loro:

-  Infor-mazione è la capacità/necessità di acquisire competenze ed elementi per leggere il progetto della Base Vicenza. Scoprire chi guadagna dalla costruzione della base (gruppo boicottaggi), comprendere che alcuni lavori pubblici sono in realtà strumentali e propedeutici allo sviluppo del sistema Base Vicenza (gruppo tecnici) come i cavidotti di Sant’Antonino, comprendere il significato di Site Pluto nella sua storia passata e interpretare il suo futuro nella sua nuova definizione nel contesto vicentino.

-  Comunic-azione è la capacità/necessità di far emergere gli argomenti e le nuove informazioni superando il muro del silenzio e costruendo noi stessi i nostri Media (Giornale, Radio, Assemblee e Conferenze fino alla missione negli Stati Uniti).

-  Resistenza Attiva è la capacità /necessità di bloccare i lavori della Base Vicenza. Le azioni fatte dentro questa cornice mirano da una parte a rompere il silenzio sulla questione (occupazione della Basilica), a contestare chi promuove il progetto (Monte Berico) e a bloccare e sabotare i lavori (cavidotti).
Proviamo a guardare Vicenza dall’alto; nei siti militari Usa si lavora alacremente, si scava alla Pluto e alla Fontega, si lavora alla Ederle ed al Villaggio, il Dal Molin rappresenterà quindi l’atto finale di questo disegno e noi pensiamo che per impedire questo bisogni porsi con forza il problema che le ruspe in realtà sono già arrivate, anche se per il momento lavorano dietro ai reticolati ed ai muri delle basi già esistenti o mascherate da sostituzione di “vecchio filo spinato” e lavori collaterali a Sant’Antonino.

Dentro questa ultima fase è secondo noi necessario costruire una campagna che sappia porsi alcuni obiettivi precisi, una campagna che vedrà una tappa molto importante per noi con la venuta di Bush a Roma, dove, nelle parole del generale Helmick leggiamo l’atto conclusivo tra i due presidenti del caso Vicenza, cioè la definizione dell’atto formale che consegnerà il dal Molin agli Stati Uniti.
Una campagna che sappia costruire ed esprimere un meccanismo di vertenzialità su alcune questioni:

-  il blocco dei lavori della Base Vicenza e di quelli collegati al Dal Molin nelle aree di Sant’Antonino che potranno essere messi in atto nei prossimi mesi;

-  la desecretazione degli accordi bilaterali del 1954;

-  l’approvazione della legge che tutela i dipendenti delle basi militari in caso di riconversione ad uso civile;

Proponiamo quindi a tutte e tutti la costruzione di alcune iniziative che si sviluppino su questo orizzonte:

-  un’assemblea pubblica a Sant’Antonino con il quartiere e la presenza dei tecnici del Presidio, dove ci verranno date spiegazioni attendibili circa le opere in corso, per formalizzare poi che tutti i lavori che si svolgeranno in quartiere dovranno avere l’approvazione dei tecnici del presidio e dei cittadini che verificheranno che questi non sottendano ad opere legate alla costruzione della base Usa;

-  la presenza il 3 giugno a Trento al Festival dell’economia per ricordare al Presidente del Consiglio Prodi, alla vigilia del suo incontro con Bush che Vicenza non è rassegnata e continuerà a difendere il proprio territorio e per lanciare pubblicamente i tre punti della campagna sopracitati;

-  la costruzione di un’iniziativa pubblica alla Pluto per chiedere il blocco dei lavori e per chiedere che su quest’area vengano svolte ispezioni che verifichino l’impatto di questa base sulla salute dei cittadini e l’impatto ambientale dei lavori che si stanno svolgendo in questo momento sul territorio in superficie e nel sottosuolo;

-  la partecipazione al corteo No War, No Bush a Roma sabato 9 giugno, partecipazione che si inserisce nella contestazione alle alle politiche di guerra del presidente Bush ma anche contro la l’organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione “multilaterale”, cioè “concertata” con le altre potenze.
Un’internità alla logica della guerra che spinge a mantenere le truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole imporre a popolazioni unite nell’opposizione, nuove basi militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla costruzione di micidiali armi come l’aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e Aviano.E’ questa subordinazione, politica e culturale, che HA ABBANDONATO una delle esperienza più limpide del pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.

Presidio Permanente contro la nuova base USA

 

This entry was posted in Generale. Bookmark the permalink.