Già lo pensavamo, ma dopo l'articolo di ieri sul Giornale di Vicenza penso non ci siano più scuse per non venire a Roma il 9 giugno a Roma ad "accogliere" Bush, il quale con Prodi discuterà e deciderà definitivamente sul Dal Molin. Dal presidio ci stiamo già organizzando, stiamo tirando su le prenotazioni per i pullman per essere alle 15 in Piazza Esedra (della Repubblica) per opporci alla concessione della base, ma anche per esprimere il nostro no alla guerra e a chi la fa (Bush e alleati, quindi Prodi), e per ribadire la nostra opposizione alla politica di guerra di questo governo fatta di missioni militari (afghanistan), aumento di spese militari (13%), adesione allo scudo spaziale, allargamento delle servitù militari (Vicenza e non solo..), costruzione di macchine da guerra (F35 a Cameri).Come abbiamo dimostrato a Vicenza il 17 febbraio, il nostro No al Dal Molin significa anche individuarne i responsabili e contestarli, indipendentemente dal colore politico. Per questo anche a Roma non si può contestare solo Bush, senza nominare Prodi come alcuni vogliono fare a Roma. Le spese militari italiane non le ha mica aumentate Bush, il Dal Molin, lo scudo stellare e gli F35 sono state accettate dal nostro governo.
Di seguito l'appello del corteo del 9 giugno a Roma:
9 giugno tutti a Roma No Bush-No War Day
Contro la guerra globale permanente di Bush, contro l’interventismo militare del governo Prodi
Il presidente Usa, George Bush verrà in Italia il 9 giugno, su invito del governo Prodi per ribadire in questo modo la convinta alleanza militare e politica dell’Italia con gli Stati Uniti. Oggi il presidente Bush ha contro la maggioranza del popolo degli Stati Uniti ma mantiene l’appoggio delle lobbies militari, petrolifere e dell’industria delle armi. Bush è l’estremo interprete della volontà di egemonia mondiale delle classi dominanti statunitensi, volontà che porta da decenni gli USA, indipendentemente dall’alternanza dei governi, ad intervenire militarmente ovunque, con truppe, colpi di stato, stragi e attentati.
Questa volontà di dominio, che fa della guerra una vera e propria strategia politica con la capacità di esportare conflitti dall’Africa all’Asia, dall’America latina alla stessa Europa (Balcani), produce sudditanza politica e culturale.
In Italia la destra considera Bush il proprio punto di riferimento ma anche il governo Prodi, eletto grazie anche ai voti del movimento no-war "senza se e senza ma", è orgoglioso dell’alleanza con tale amministrazione e si prepara a ricevere in pompa magna il presidente Usa a Roma. Questa subordinazione caratterizza anche l’organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione "multilaterale", cioè "concertata" con le altre potenze. Un’internità alla logica della guerra che spinge a mantenere le truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole imporre a popolazioni unite nell’opposizione, nuove basi militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla costruzione di micidiali armi come l’aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e Aviano.
E’ questa subordinazione, politica e culturale, che ha abbandonato una delle esperienza più limpide del pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.
Ma la guerra è guerra indipendentemente dalle bandiere usate per condurla e va ripudiata, come il militarismo governativo, che ha riconfermato o promosso le missioni belliche.
Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio guerrafondaio.
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un’altra Italia.
Un’Italia che vive già in un altro mondo possibile e concreto. E’ quella dei movimenti che si battono contro le basi militari, contro la devastazione ambientale, per i diritti sociali, contro i cpt. Che si batte contro la privatizzazione dell’acqua e la rapina dei beni comuni, contro le spese militari e il riarmo globale.
Il 9 giugno quindi è un giorno importante per la ripresa del cammino del movimento no war nel nostro paese.
Vogliamo il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere all’uscita dell’Italia dalle alleanze militari.
Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa. Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinchè le decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il miglioramento ambientale, per il lavoro e il sistema previdenziale pubblico.
Pretendiamo che il governo Prodi ottenga l’immediata liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo ruolo meritorio in Afghanistan.
Proponiamo che la mobilitazione del movimento no-war – che ha già tre tappe importanti: la manifestazione contro la progettata base militare a Novara il 19 maggio oltre a quelle di Aviano e Sigonella; le Carovane contro la guerra, che arriveranno a Roma il 2 giugno per protestare contro la parata militare sui Fori Imperiali; la mobilitazione europea contro il G8 di Rostock-Heiligendamm – culmini il 9 giugno una grande mobilitazione popolare a Roma che faccia sentire a Bush e Prodi l’avversione nei confronti delle guerre e delle corse agli armamenti, che dichiari il Presidente USA ospite non gradito e faccia sentire a Prodi il ripudio della guerra e del militarismo. Così come recita l’articolo 11 della Costituzione.
Ci uniamo alla popolazione di Vicenza per ribadire a Bush la più chiara determinazione e la più netta opposizione possibile a non consentire la costruzione della base Dal Molin.
Inoltre lanciamo fin da subito la campagna perchè sia garantita la possibilità a tutti coloro che vorranno manifestare di raggiungere Roma in treno. Invitiamo tutti a Roma, il 18 maggio alle ore 16.30 presso la facoltà di Lettere dell’Università di Roma per discutere di questo appello e preparare insieme una mobilitazione e un grande corteo popolare per il 9 giugno.
Associazioni, reti
Action-diritti in movimento, Associazione Sinistra Critica, Bastaguerra-Roma, Circolo Arci Agorà-Pisa, Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, Confederazione Cobas, Confederazione Unitaria di Base, Coordinamento Collettivi universitari La Sapienza, Collettivi universitari Roma 3, Collettivo studentesco T. Muntzer-To, Comunità Resistenti delle Marche, Disarmiamoli, Donne in Nero-Tuscia, Forum Palestina, Global Meeting Network (cso pedro – padova, CopyRiot Café – padova, cso rivolta – marghera, cso morion – venezia, capannone sociale – vicenza, s.o.a. arcadia – schio, cantieri di montecioRock – vicenza, ubik lab– treviso, cso bruno – trento, rete studenti – trento, cso crocevia alessandria, csoa gabrio – torino, cso terra di nessuno – genova, cso cantiere – milano, casa loca – milano, cs tpo – bologna, lab.occ. paz – rimini, cs fuoricontrollo – monselice, s.p.a.m. – parma, lab. aq16 – reggio emilia, rete degli spazi sociali – venezia giulia, esc atelier occupato – roma, astra19 – roma, lab. insurgencia – napoli, lab. diana – salerno, Movimento antagonista toscano, Ass. difesa lavoratori, tutte le sedi di YaBasta ) I Corvi, Laboratorio di resistenza alla guerra, Laboratorio studentesco di Salerno, Mondo senza guerre, Officina comunista, Partito comunista dei lavoratori, Partito Umanista, Rivista Erre, Rete dei Comunisti, UniRiot (Roma, Napoli, Bologna, Torino), Coordinamento dei collettivi – pisa
Firme individuali:
Cinzia Bottene, Olol Jackson (Presidio permanente No Dal Molin), Sandro Bianchi, Giorgio Cremaschi, Mimmo Rizzuti (Rete28Aprile), Mauro Bulgarelli, Franco Turigliatto, Fernando Rossi (senatori), Vauro, Tommaso Di Francesco, Luigia Pasi, Margherita Recaldini (Sdl Intercategoriale), Piero Maestri (Guerre&Pace), Norma Bertullacelli (Centro ligure documentazione pace), Nella Ginatempo, Melo Franchina, Doretta Cocchi (Bastaguerra Firenze)