Anche giovedì siamo andati in Consiglio Comunale

Anche giovedì scorso siamo andati in Consiglio Comunale. Ci siamo andati perchè c'era una richiesta di dibattito sulla questione del presidio e ci siamo andati anche per rivendicare collettivamente e pubblicamente l'azione di taglio dei cavidotti delle fibre ottiche. Non abbiamo paura di assumerci pubblicamente la responsabilità delle azioni che facciamo. A differenza di chi per anni ha tenuto nascosto alla città la questione Dal Molin.

Siamo andati con le pettorine arancioni e con i caschetti da lavoro a simboleggiare che siamo tutti "operai dell'altro comune" e non solo quelli che hanno materialmente tagliato i cavidotti. Infatti avevamo un cartello con scritto "Guasto i cavi anch'io". Eravamo lì perchè la Equizi ha presentato una richiesta di dibattito sulla riunione di giunta riguardo la legalità del presidio. Sorrentino era ovviamente fuori. Hullweck si è limitato a dire che la riunione è stata serena e che erano tutti d'accordo ovviamente senza dire su cosa. La richiesta di dibattito non è passata, infatti ci sono stati solo 9 voti favorevoli (centrosinistra dove sei?). Di fronte a questa ennesima mancanza di coraggio solamente di discutere pubblicamente davanti ai cittadini, si è alzato in aula il "No Dal Molin" sulle note di "come è bella l'uva fogarina". Come da copione Sarracco si è incazzato e ha ordinato ai vigili di buttarci fuori. Noi senza tanti problemi abbiamo lasciato l'aula continuando a cantare, anche perchè onestamente non c'è mai molta voglia di stare a guardare il teatrino della politica locale. Siamo rimasti un po' nell'anticamera del consiglio a cantare un po' e poi ce ne siamo andati.

La cosa che deve far riflettere è che Sarracco vuole proporre i consigli comunali con il divieto di accesso al pubblico, eccetto per i presidenti di circoscrizione. Questo è grave e mostra ulteriormente come la democrazia a Vicenza è un optional. E' vero noi siamo presenti in ogni consiglio comunale con striscioni, cartelli e spesso violiamo il regolamento del consiglio comunale, perchè applaudiamo oppure fischiamo o intoniamo cori (vedi il "dimissioni" ad Hullweck), però è anche vero che fatto questo abbandoniamo subito l'aula e poi il consiglio riprende subito. Non si può dire che 5 minuti di sospensione sono la causa del rallentamento dei lavori, che il consiglio non si riesce più a riunire e quindi va messo a porte chiuse. Ricordiamoci poi che l'8 marzo il casino è successo perchè è stata la maggioranza a portarsi i puffi e striscioni con simboli di partito. La verità è appena c'è qualcuno che a Vicenza a da ridire qualcosa, non accetta una decisione e te lo fa presente ogni volta, il velo ipocrita democratico di chi governa sparisce e il dissenso va subito o represso o impossibilitato ad esprimersi. Chiudere il consiglio comunale al pubblico non significa ristabilire la possibilità di svolgersi regolamente il consiglio, ma significa impedire il dissenso. Guardate la circoscrizione 5 a Laghetto sul Dal Molin. Chi afferma che non si è ancora discusso per questioni di ordine pubblico è ipocrita, perchè per mesi era la maggioranza che non voleva discutere facendo saltare il numero legale. La verità è che quando i cittadini esprimono una volontà di partecipare attivamente alle decisioni e alla vita collettiva chi governa non ha più il coraggio non solo di decidere, ma perfino di discutere. Il consiglio comunale di Vicenza per esprimere solamente un parere sul Dal Molin ha dovuto blindarsi, schierare la polizia, le transenne. Bisogna riflettere su questo, indipendentemente dal fatto che sia Dal Molin o qualsiasi altro motivo e indipendentemente dal fatto che ci sia centrodestra o centrosinistra al potere. 

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