Martedì 23

 

Oggi passo solo la sera al presidio. Il perchè? Contrariamente a ciò che molti pensano o molto boaramente ci urlano dai finestrini delle macchine in corsa (-Ve a lavorare!!!- Ma scusa, passi alle due del mattino, o faccio il fornaio o è difficile….), la maggior parte di noi lavora tutto il giorno.

 

 Io insegno, tra le altre cose, e una mia alunna è una dipendente Ederle. Visto, che estremista che sono?!

La settimana scorsa non è venuta a lezione perchè doveva andare a Roma, a manifestare contro la perdita dei posti di lavoro, trasferta organizzata dal fronte del si. Le chiedo com'è andata e di raccontarmi alcune curiosità. Ad esempio, sono state considerate ore di lavoro, quelle del viaggio? Si. Si sono dovuti prendere un permesso, quindi rinunciare ad un giorno di ferie, ma le ore sono risultate sotto contratto. Dato che Forza Italia sta facendo una colletta per rimborsare le spese dei lavoratori, che cifre hanno dovuto sborsare? 13 euro a testa. Il resto è stato messo dalla Cisl. Come mai ha deciso di partecipare? Perchè tutti i suoi colleghi le hanno detto:- andiamo, che se no gli americani se ne devono andare e qui si riempie di immigrati e zingari-.

Allora, le ho detto. Io accetto le idee diverse dalle mie. Ma me le devi giustificare. cioè, spiegami il passaggio logico per cui se se vanno gli americani lo spazio che lasciano si riempie di immigrati e zingari. Che poi, tra l'altro, immigrati e zingari sono gli stessi uomini con cui hanno relazioni sentimentali sia lei che le sue colleghe…

Ma ciò che mi sorprende e mi rattrista di più è il fatto che anche un sindacato non faccia niente per contrastare queste parole d'ordine. Sono fatte apposta per andare a far leva sui pregiudizi delle persone. Sono prive di qualsiasi significato. Ad esempio, non sono anche gli americani degli extracomunitari? Si, lo sono. Quindi, la Ederle è già piena di extracomunitari. Giusto? O questo termine ci fa venire in mente solo il classico vu cumprà? Ci fa comodo per attaccare delle categorie sociali deboli?

Comunque, la mia alunna appena arrivata a Roma è andata a farsi un giro. Beh, un viaggio così economico, bisogna approfittarne.

Un'ultima considerazione. Questa rispetto alla difesa del lavoro.

Vogliamo difendere la perdita di posti di lavoro? Ok, facciamolo. Ma senza tante ipocrisie. Parliamo dei lavoratori della Ederle (la prossima settimana partono i soldati per l'Irak; la caserma rimane quasi vuota; la mia alunna è molto preoccupata da un'eventuale diminuzione dell'orario di lavoro, perchè si sta pagando la scuola), come delle aziende che delocalizzano, dei contratti precari, della mancanza di diritti generalizzata dei lavoratori. Ho letto una lettera sul giornale di Vicenza di un ex operaio del signor Calearo, quest'ultimo presidente di una delle categorie economiche che hanno accusato il fronte del no di irresponsabilità nei confronti dei 700 che avrebbero perso il lavoro. Questo operaio è rimasto senza impiego a causa della localizzazione della sua azienda. Bello puntare il dito sugli altri, eh, signor Calearo?

Parliamo dei 5000 operai del tessile di Schio. Dei lavoratori della Marzotto, con cui personalmente un anno fa ho fatto i picchetti. Di Daniele, licenziato in tronco con scuse banali perchè portava avanti le sue rivendicazioni sindacali. Dov'era la Cisl, in quel momento?

Un'altra cosa: consideriamo la Ederle come una grande azienda. Credete che se anche loro, per scelte interne al Ministero della Difesa o All'esercito Statunitense decidessero di “delocalizzare”, si farebbero molti problemi rispetto ai lavoratori?

Chiedete cos'è successo a chi lavorava al panificio interno alla casema, che poi è stato chiuso. Molti sono stati tutelati dalla legge italiana e quindi ridestinati nella pubblica amministrazione. Altri, che non rientravano nei tempi previsti, no. E si sono dovuti cercare un altro lavoro, senza poter utilizzare un fronte del no come capo espiatorio.

 

Stasera al presidio c'è assemblea.

Arrivo e si fa fatica a muoversi. Trecento persone affollano il tendone…non c'è neanche il megafono, è sparito a Roma. Cerchiamo di condensare l'assemblea per punti.

Uno, la gestione tecnica del presidio. Decidiamo che domani sera faremo un'assemblea apposta per questo; due, giovedì e venerdì sarà in città la commissione difesa. Visiterà il Dal Molin. Crediamo sarebbe importante che diano un segnale di rottura, in particolare la Menapace, sempre in prima linea contro le guerre.

Vogliamo convincerla a venire al presidio a sentire le ragioni del nostro no, invece che entrare al Dal Molin. A quanto pare sembra disponibile a farlo. Decidiamo di aspettare la commissione difesa fuori dall'aeroporto, in presidio e di chiedere un incontro. La discussione è animata, c'è spazio per tutti. (anche senza megafono…) Anche per il dissenso sulle linee da seguire. Non è facile creare reale partecipazione quando i numeri sono così alti, ma ci si prova il meglio possibile.

Lanciamo una conferenza stampa per domani, tra l'altro Giorgio finisce lo sciopero della fame e continua il digiuno a staffetta.

Leggiamo tutti insieme l'appello per il 17 febbraio. Si invitano tutti a lasciare a casa le bandiere di quei partiti che ci hanno tradito.

L'appello è firmato presidio permanente. Questo perchè ciò che è nato è diverso dall'assemblea permanente, che raccoglieva un tot di persone in un determinato percorso. E' un passaggio che tiene conto del carattere moltitudinario che ha assunto la protesta. E vuole superare i vecchi blocchi e schieramenti che sempre si formano, nella nostra città, quando succede qualcosa di grosso.

Sappaimo che non tutti si riconoscevano nel percorso dell'assemblea permanente. Ma il presidio è una cosa diversa. E' dinamismo, movimento. E' opinioni e il suo contrario. Non si può tornare ai vecchi tatticismi, allle riunioni ristrette, ai coordinamenti con i portavoce. Il presidio non ha dei veri e propri portavoce. Ha dei responsabili semmai.

 

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