Ieri venerdì 25 maggio Danilo ha sospeso il suo digiuno dai cibi solidi durato ben 41 giorni. 41 giorni in cui ci ha tenuto compagnia al presidio con la sua tenda e la sua presenza.Questa di seguito è la sua lettera con cui annuncia la fine del suo digiuno…
Lettera aperta di Danilo Schenato – uno di noi – di anni 75, al 41° giorno di digiuno dai cibi solidi
per manifestare la propria contrarietà alla costruzione di una nuova base USA al Dal Molin – Vicenza
Carissimi amici del presidio, delle famiglie per le pace, del MIR, di Emergency, dei beati costruttori di pace e di tutti i gruppi di appoggio che si battono per il No Dal Molin.
Per me è venuto il momento di lasciare, di fermarmi dopo 41 giorni di digiuno. Forse avrei potuto resistere ancora qualche giorno, ma il gran caldo, il buon senso e i consigli di tantissime persone mi hanno portato a decidere saggiamente di smettere questa sera, 25 maggio, in concomitanza con l’arrivo della carovana della pace a Vicenza.
Vorrei abbracciarvi uno per uno per dirvi un grazie di cuore perché, credetemi, io sono solamente un piccolo semplice umile uomo che si è messo a disposizione della pace, della gratuità e della donazione totale e che senza l’aiuto della fede e del vostro costante appoggio mai sarebbe riuscito a portare a termine in questo modo. Non sono abituato a parlare di successo ma di positività, in tal senso credo che questa esperienza del digiuno abbia giovato a tutti e tutti ci siamo riempiti, ricaricati di quel fermento che fa lievitare la pasta e imprimere forza vitale che in tempi di stanca possono mancarci.
Ho visto, giorno dopo giorno, crescere intorno a me una cosa straordinaria, da prima forse un pò di diffidenza, poi un pò di comprensibile paura e infine la totale e partecipata condivisione. Voi tutti siete stati i veri artefici del digiuno io ne ero solo segno e punto di riferimento. Questa è la forza della non violenza attiva che trascina coinvolge i poveri, gli umili e gli ultimi e stravolge i piani del potere del palazzo e dell’arroganza.
Il mondo non sarà salvato e non può essere salvato dai politici, dai sindacati, dalle religioni, dai vescovi, dalle lobby del potere più o meno organizzato, dall’informazione (nella grande maggioranza informzione spazzatura). Ma solo se i poveri e gli ultimi, prendendo coscienza e facendo quadrato nell’unità divenissero fiume in piena che spazza via ogni potere ed ogni ingiustizia, i Bush, i Bin Laden, i “potenti” e quant’altri in questa lunga lista di dominio e potere facessero crollare la facciata, non resterebbe null’altro che la compassione degli uomini e la misericordia di Dio. La verità è un’altra cosa: è la forza morale e spirituale di chi cerca umanesimo, diritto e dignità troppe volte offese, snobbate e uccise.
Ma esse possono rinascere non una ma cento volte dalle loro ceneri per rendere giustizia e libertà agli oppressi della terra.
Qualche volta sognare fa bene: lo fece Isaia 2700 anni fa, lo ha fatto Martin Luther King più di mezzo secolo fa, lo fecero tanti altri uomini di ogni tempo. Io lo faccio oggi col mio digiuno, e riesco ad immaginare il Dio dell’amore incarnato in Gesù Cristo, ma soprattutto il Dio dei poveri, degli esclusi, delle favelas e dei bambini di strada di tutte le grandi metropoli del mondo. Quel Dio che piange la morte dell’amico Lazzaro, può non piangere su questi abominevoli delitti?
Si, eccome piange, le sue lacrime arrivano fino a noi giorno e notte ma non può far nulla contro
l’ingratitudine dell’uomo, che lo ha già crocifisso una volta appendendolo ad una croce.
La guerra è la madre di tutti i mali. E’ vero, ce ne sono tantissimi altri e tutti portano alla morte reale dell’anima. Per contro la guerra va ben oltre: essa giustifica la morte. Il Gesù risorto che appare per la prima volta ai discepoli riuniti, non saluta con il ciao o con il buongiorno, ma le sue prime parole sono “la pace sia con voi”.
Pace dunque, ecco perché, dopo un travaglio interiore, ho preso la decisione di stabilirmi presso il presidio.
Ma una volta presa la decisione ho cancellato dalla mia vita ogni paura, nonostante qualcuno mi facesse notare: “attento che la tua vita vale più di ogni altra cosa”. È vero, essa è un dono che ci viene dato, che non va né comprato o venduto. Ma quando il dono va offerto, come il seme che muore per farlo fruttificare in altro seme, allora si può capire, si può fare, si deve fare. Tutti dobbiamo spogliaci dell’uomo vecchio per indossare i panni di quello nuovo, come in questo momento mi sto ritrovando in una dimensione nuova. Si ha la percezione e il senso di libertà, la mente sgombra da ogni impedimento e condizionamento, a tal punto da imprimere una forza e un coraggio che ti porterebbe ad andare serenamente incontro a un cecchino o a un plotone di esecuzione. Questi ucciderebbero solo un uomo, ma sarebbe salva la vita degli uomini.
Finendo questa mia straordinaria esperienza ritornerò nella quotidianità di tutti i giorni. Tornerò ad essere uomo con tutta la rabbia e le paure di tutti i comuni mortali. Ma non sparirò da voi: certo ci vedremo più di rado, l’importante è stare uniti non arrendendosi mai, neanche di fronte all’evidenza della paura piuttosto che della sconfitta. Bisogna fare gruppo ed essere tutti uno di noi.
Vi abbraccio tutti, arrivederci
ciao
vostro Danilo Schenato
Presidio No Dal Molin, 25 maggio 2007