Sabato 19 Maggio a Novara è stata indetta una manifestazione contro la costruzione e l'assemblaggio di centinaia di F35 presso l'aeroporto militare di Cameri. Miliardi di Euro verranno spesi dal governo Italiano per la fabbricazione di potenti e micidiali macchine da guerra in una zona già ricca di insediamenti militari. Come Presidio saremo presenti alla manifestazione per esprimere la nostra solidarietà a una lotta uguale alla nostra contro le servitù militari. Chi volesse venire a Novara può iscriversi al presidio, infatti abbiamo organizzato un pullman con partenza (non ritrovo) alle ore 10 dal presidio.Maggiori informazioni sulla manifestazione si possono trovare nel sito www.nof35.org. La manifestazione partirà alle ore 15 da Piazza Garibaldi, cioè il piazzale della Stazione Fs.
Questo invece è l'appello intero:
Gli F 35 sono cacciabombardieri stealth (cioè invisibili) di quinta generazione. Sono uno dei gioielli più brillanti della moderna tecnologia militare. Sono perfette macchine d’attacco al suolo, che, se necessario, possono pure trasportare armi nucleari. Tra qualche anno entreranno in produzione ad opera della statunitense Lockheed Martin. Saranno prodotti in migliaia di esemplari per le forze armate statunitensi (aviazione, marina e marines) e di altri paesi alleati. Si tratterà, a detta di politici ed esperti, della più grande impresa di costruzioni aeronautiche di tutti i tempi. Anche l’Italia ha aderito al progetto. Lo ha fatto fin dal 1996 (primo governo Prodi). Lo ha poi confermato nel 1998 (governo D’Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi). Il 7 febbraio di quest’anno (governo Prodi) è stato firmato il testo dell’accordo definitivo, che prevede l’assemblaggio in Italia di centinaia di F 35 destinati al mercato europeo (e quindi anche all’Italia). L’azienda capofila in questa alleanza con la Lockheed Martin è, nel nostro paese, l’Alenia Aeronautica, che guida nell’impresa decine di aziende italiane che si sono gettate a capofitto nell’affare Il sito per l’assemblaggio è stato individuato nell’aeroporto militare di Cameri, che si trova a pochissimi chilometri da Novara. Il sito è stato scelto con oculatezza: si tratta di un territorio da sempre avvezzo alla frequentazione di militari d’ogni risma. L’aeroporto militare di Cameri ha ospitato F 104 e Tornado. Da quando non è più un sito strettamente operativo ha comunque continuato a contribuire a diverse imprese militaresche dando, per esempio, ospitalità alle linee di manutenzione dei Tornado. Accade inoltre che dal medesimo aeroporto partano alcuni reparti di eroici militi utilizzati per le imprese estere, per esempio in Afghanistan. Vicinissima all’aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c’è la base guidata dalla Caserma Babini. Si tratta della seconda base terrestre italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano esercitazioni di diversi tipi. Inoltre la medesima Caserma Babini offre i suoi militi per la logistica in diverse operazioni militari all’estero e in appoggio alle truppe di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi di trasporto e munizionamenti destinati ad alcuni dei teatri di guerra che vedono protagonisti, qua e là nel mondo, i soldati italiani. È in questo contesto consolidato che si inserisce la decisione dei vertici militari, industriali e politici italiani di collocare le linee di montaggio degli F 35. L’Italia spenderà quasi due miliardi di euro per lo sviluppo di questo progetto. Poi, a partire dal 2013, quando si tratterà di acquistare un centinaio di cacciabombardieri freschi di fabbrica, si dovranno spendere almeno altri 15 miliardi di euro: tutti soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti e sottratti ad altri impieghi di maggior rilevanza sociale. Non è stato inoltre ancora valutato con precisione l’impatto ambientale di questa produzione: gli aerei, una volta assemblati, devono essere fatti volare a lungo per i collaudi necessari. E al limite dell’aeroporto militare di Cameri c’è il parco del Ticino: un sito naturale che ha già subito tanti attacchi negli ultimi decenni. Eppure i politici di destra o di sinistra che siano, si trovano quasi tutti concordi nel sostenere un’impresa, che essi definiscono come imprescindibile per gli interessi industriali e nazionali italiani. Si prepara dunque l’ennesima devastazione ambientale. Ci si prepara inoltre a sperperare miliardi di euro per costruire una perfetta macchina di morte. La scusa è la solita: creare migliaia di posti di lavoro. Si vogliono trascinare i lavoratori ad essere complici di futuri stermini resi possibili dall’utilizzo degli F 35. Bombardare da quote elevate e pressoché irraggiungibili da forze contraeree è, evidentemente, il sogno di ogni stratega e la degna fine di ogni concetto d’onore militaresco. Ma a noi interessa ben poco dei posti di lavoro che si verrebbero a creare a spese della vita di migliaia e migliaia di persone, che, qua e là sulla superficie del nostro pianeta, avrebbero, prima o poi, l’onore di saggiare l’efficacia sterminatrice di questa nuova arma di distruzione di massa. Insomma: gli F 35 bombardano, magari pure servendosi di testate nucleari, gli Eurofighter, di completa produzione europea, forniscono la copertura dei cieli ed il contrasto per intercettazione. In definitiva: gli USA e l’Europa a collaborare fervidamente nella conduzione della solita politica imperiale utile ad asservire le regioni più deboli del nostro pianeta per spogliarle delle loro risorse. Opporsi alla costruzione di questi strumenti di sterminio di massa è dunque un dovere assoluto. Non si tratta di un sogno vissuto da anime belle. Si tratta dell’unica reazione razionale possibile. Si tratta di aver chiara la natura dei rapporti di forza esistenti e di agire di conseguenza in direzione di una lotta efficace che abbia come scopo una vera trasformazione sociale. Non vogliamo che il nostro territorio, non vogliamo che il nostro pianeta siano per sempre asserviti alle logiche del profitto e del dominio. La lotta contro gli F 35 (e pure contro i loro gemellini, gli Eurofighter) è l’espressione compiuta del nostro antimilitarismo. Scendere in piazza vuol dire farsi visibili e rendersi udibili anche a coloro che non vogliono vedere e che non vogliono ascoltare.
COORDINAMENTO CONTRO GLI F35