Perchè abbiamo deciso di sabotare le fibre ottiche a sant’antonino

Non è un mistero: sabato pomeriggio un corteo di 600 cittadini ha sfilato dal presidio fino all'incrocio con viale dal verme; all'altezza degli scavi con le fibre ottiche, un attivo "staff" di operai del presidio è intervenuto aprendo gli scavi, verificando cosa contenessero e sabotando i cavi che dovrebbero in futuro contenere le fibre ottiche.

 

Quest'azione è stata fatta perchè, di fatto, i lavori per il dal molin sono inizati. Eh già. Cosa vi aspettavate, le ruspe che arrivano con le fanfare?

La guerra oggi si fa innanzitutto con la tecnologia. Tecnologia che vuole, come prima cosa, la posa di cavi per fibre ottiche di un diametro più grande di quelle normali, per creare una potente base dati che funga da rapporto con le altre. Quei cavi che finiscono diretti dentro al Dal Molin e che l'aim, se interpellata, rispondeva ai cittadini che era il nuovo servizio internet.

Quando Rete Lilliput aveva fatto bloccare i lavori, chiamando i vigili perchè nel cartello dei lavori non era presente il committente, aveva visto giusto.

Per quei lavori non ci sono autorizzazioni; e allora, la legalità che tutti chiedono non può essere unidirezionale. Qui si sta cominciando la costruzione di una grande opera senza neanche uno straccio di firma o di progetto pubblico e trasparente.

Assieme a rete Lilliput e comitato più democrazia abbiamo presentato un esposto in procura su questa questione; il committente, dopo attenta ricerca, risulta infatti essere una mutlinazionale inglese che ha già lavorato per le basi Usa.

Nel frattempo alle aim e in palazzo tutti tacciono.

Bene. Tacciono le istituzioni? parleranno i cittadini, per dire che si preparino. Il Dal Molin verrà su a carissimo prezzo.

E poi, diciamo la verità, sabato ci siamo divertiti un sacco. Le donne che cantavano, gli "operai al lavoro", e certo, come ci accusa qualcuno, avevano il volto coperto; non vogliamo accanimenti sui singoli! ma l'azione era stata annunciata e condotta alla luce del sole. Tutti sapevano cosa saremmo andati a fare e chi ha partecipato era preparato alla situazione.

Per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale riochiesta per il presidio, è una cosa che fa sorridere.

I politici non sono riusciti a richiederla per il Dal Molin e ora si preoccupano di un tendone; alemno dicessero onestamente che è una questione politica; macchè, qui bisogna ripristinare la legalità. Ma ormai appare chiaro che ci si rimepie la bocca di questa parola quando si è in difficoltà e non si sa più come legare le mani ai movimenti.

Al ritorno al presidio dopo l'azione al tombino, il sabotaggio dei cavi e la loro cementazione, abbiamo assistito a uno spettacolo: "L'obbedienza non è più una vistù", con dibattito a seguito, organizzato dalle famiglie per la pace.

Domenica, Cineforum, con il film di Al Gore sui mutamenti climatici; e proprio di questi dovremo parlare, visto il freddo che ha fatto in questi giorni.

E ora, aspettiamo i vigili al presidio. Che vengano pure, a controllare.

 

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