In questi mesi siamo stati inondati mediaticamente sul fatto che la base Dal Molin porta lavoro, ricchezza e la sua costruzione è fondamentale per salvare i posti di lavoro ai 744 dipendenti della Ederle. Ci devono allora spiegare gli accesi sostenitori istituzionali ed economici del Dal Molin e il Comitato del Sì come mai in questi giorni sta avvenendo una riduzione del personale, si stanno rescindendo contratti in modo unilaterale senza particolari procedure, con un semplice preavviso di 30 giorni e si bandiscono nuove gare d’appalto capestro, senza alcuna trasparenza. Sarebbero queste le garanzie occupazionali che offrono le basi militari?Di seguito riportiamo il testo di una lettera giunta e pubblicata su altravicenza che segnala appunto questa sistuazione:
Lettera dei lettori di AltraVicenza.it
Caserma Ederle, licenziamenti nel nome del SI
1/5/2007
Nella complicata vicenda del raddoppio della base militare USA di Vicenza, una delle
argomentazioni che venivano poste – anche tra i settori produttivi vicentini – da quanti si
dichiaravano a favore del raddoppio della base, riguardava l’aspetto occupazionale. Tant’è che il
comitato del SI, almeno nella sua fisionomia più pubblicizzata, è costituito da rappresentanti dei
lavoratori della caserma preoccupati di perdere il proprio posto di lavoro.
Il raddoppio della base sembrerebbe creare le condizioni per nuovi posti di lavoro; al contrario la
ventilata chiusura dell’attuale caserma comporterebbe il licenziamento di un considerevole numero
di lavoratori.
Forse non si è ancora diffusa la notizia di quanto sta accadendo alla “Ederle”.
Ebbene, la tesi occupazionale – proprio in questo momento di relativo “silenzio” tra le opposte
posizioni del SI e del NO al raddoppio della base – sembra una “bandiera” sbiadita; certamente chi
ha il potere di decidere le sorti degli attuali lavoratori ed occupati all’interno della caserma assume
comportamenti (autonomi o su delega?) che sembrano contraddire le ansie e le preoccupazioni di
chi vive e mantiene la famiglia contando sul lavoro alla “base”. All’improvviso, da qualche
settimana, si sta procedendo ad una riduzione del personale occupato nei diversi servizi (motivi
contingenti o strategia?); si rescindono contratti in modo unilaterale senza particolari procedure, con un semplice preavviso di 30 giorni, si bandiscono nuove gare d’appalto capestro, senza alcuna
trasparenza. Ed ecco che persone come B., alla soglia della pensione, dopo 30 anni di serio lavoro
in base, si vede estromesso con una comunicazione trasmessa via fax, scritta in inglese, senza che mai gli sia stata mossa una contestazione o senza alcun preavviso e quando tenta di chiedere
chiarimenti ai manager del settore non ottiene spiegazioni ma semplici battute, al limite
dell’irrisione. E, insieme a lui altri, tra cui P., un giovane ora 35enne, venuto dall’ Abruzzo 3 anni
fa, che all’interno della caserma vi aveva trovato occupazione dignitosa, tanto da “imbarcarsi”
nell’avventura della richiesta di mutuo per l’acquisto di un mini-appartamento qui a Vicenza, ora
improvvisamente messo di fronte alla paura della disoccupazione e della conseguente perdita della
casa.
E’ questo tipo di lavoro che garantisce la Caserma Ederle? E’ questo comportamento che difende il
Comitato del SI? Indubbiamente i più “arditi” del Comitato tendono a minimizzare, ma occorre
guardare ai fatti nella giusta dimensione per il rispetto che è dovuto alle persone, a tutte le persone che lavorano.
Tanto ho ritenuto di scriverLe per segnalare episodi che “Altra Vicenza” avrà certamente modo di
verificare attraverso propri canali. A disposizione, comunque, per eventuali contatti con le persone coinvolte.
Distinti saluti
Vicenza, 1 maggio 2007
Festa del lavoro
Gino Lunardi