Il villaggio di Quinto e il referendum

Oggi il Giornale di Vicenza riporta due articoli interessanti da evidenziare. Il primo è sulla contrarietà del Comune di Torri di Quartesolo alla costruzione del nuovo villaggio americano. L'altro sul referendum che si terrà a Quinto Vicentino il 25 marzo appunto sulla questione del nuovo villaggio.

 

Torri di Quartesolo. La Giunta respinge la richiesta di un altro progetto identico a quello proposto per il vicino Quinto

No al villaggio Usa “fotocopia”

Polemica la minoranza: «Serviva un maggiore coinvolgimento»

(m. l. d. p.) Il Comune di Torri ha detto “no” a un nuovo villaggio americano in via Quintarello, vicino a quello previsto a Quinto. La notizia, rimasta finora chiusa tra le pareti del Comune, è stata comunicata dal sindaco Diego Marchioro nell’ultimo consiglio comunale: «Abbiamo respinto la richiesta di un nuovo villaggio Usa per questioni urbanistiche – ha spiegato il primo cittadino – Costruire villette in aperta campagna significa consumare eccessivamente il nostro territorio».
La richiesta, presentata l’anno scorso dall’impresa costruttrice “Pizzarotti” di Parma, responsabile dei contatti con il governo americano, riguarda un’area agricola di 220.000 metri quadri a confine con il territorio di Quinto, tra l’autostrada Valdastico e il fiume Tesina. In quell’area, trasformata in residenziale, avrebbe dovuto sorgere un villaggio, affittato agli americani con contratto decennale rinnovabile, costituito da villette e strutture sportive. Per realizzare il complesso era previsto persino lo spostamento di un laghetto che, d’intralcio alle nuove costruzioni, sarebbe stato ricreato alcune centinaia di metri più a est. Se portata a termine, l’operazione avrebbe fruttato al Comune circa 3.700.000 euro. La commissione territorio ha detto no quasi all’unanimità, con una sola astenuta, la capogruppo di minoranza Ornella Galleazzo, che ha parole dure per l’amministrazione: «Per me il “no” della giunta sarebbe diventato un sì, se l’offerta economica dell’impresa fosse stata più alta – commenta -. E se le carte in mano all’amministrazione sono quelle che ha mostrato a noi, con richieste vaghe e un progetto non definito nei dettagli, come si fa a dire di no a priori? Probabilmente questo è un no politico».
Le fa eco Gian Luigi Ghiotto, anche lui membro della commissione territorio e consigliere di minoranza: «Su una questione così importante e delicata l’amministrazione doveva coinvolgere tutto il consiglio comunale – commenta – e invece, se quest’estate l’opposizione non avesse appreso dai giornali che il comune di Torri forse aveva ricevuto richieste simili a quelle di Quinto, tutto sarebbe passato sotto silenzio».
Perché un’amministrazione, che ha istituito un assessorato alla partecipazione, non ha pensato di coinvolgere di più la cittadinanza, ad esempio con un referendum come chiesto dal sindaco di Quinto? «Non abbiamo ritenuto necessario coinvolgere i cittadini – risponde il sindaco – perché la maggioranza della commissione territorio era già d’accordo sul no».
Tuttavia, secondo il consigliere Ghiotto, si profilerebbero comunque seri problemi viabilistici per il comune di Torri: «Se il villaggio di Quinto si farà, le auto dei militari transiteranno per via Quintarello e poi per Ca’ Balbi, congestionando ulteriormente il traffico tra Marola e Bertesinella – spiega – In più, gli americani hanno chiesto di poter usufruire di un ampio parcheggio a Torri in zona ecocentro. Che cosa aspetta l’amministrazione a chiedere un incontro con Quinto e Vicenza per discutere di viabilità? Ho avanzato questa proposta in commissione territorio, ma al sì della maggioranza non è seguito più nulla».


Quinto. In un documento tre ex sindaci danno un parere negativo al progetto

Cresce il fronte dei contrari

(t. g.) A Quinto cresce di giorno in giorno il fronte del “no” alla costruzione del villaggio americano di 215 alloggi su un’area di 220 mila metri quadrati, in località Quintarello. Quella che appena qualche mese fa sembrava una operazione tanto appetibile quanto possibile, adesso sta incontrando una sempre maggiore resistenza. Il sindaco Secondo Pillan sta ricevendo nelle ultime settimane una serie di risposte negative sia da una buona parte del mondo politico che dalle associazioni. Visto il crescente fronte del “no” il sindaco si è dichiarato per un referendum rimettendo sì la decisione finale al Consiglio comunale, ma dopo avere verificato il parere della popolazione per mezzo di una consultazione come previsto dallo statuto.
A infoltire la schiera del “no”, è giunto il parere dei tre ex sindaci Giorgio Sandini, Carlo Agostini, Pierangelo Bellin, i quali hanno inviato al sindaco Pillan un documento di tre cartelle motivando la loro posizione.
«In considerazione della straordinarietà del problema – scrivono i tre ex sindaci – l’iniziativa urbanistica prospettata costituirebbe una vera e propria discontinuità nei confronti delle scelte urbanistiche compiute dalle Amministrazioni comunali che si sono succedute dal 1975 fino ad oggi. Creare, senza un adeguato processo sociale, una nuova “frazione”, scardina alle fondamenta un modello di sviluppo che compromette le potenzialità edificatorie del capoluogo e delle tre frazioni. A ciò va aggiunto il peso sull’ambiente, sulla viabilità, sul carico inquinante e sulla sicurezza che porterà il sorgere in brevissimo tempo dell’agglomerato americano».
«Comprendiamo che il nuovo insediamento – sottolineano i tre ex sindaci – apporterebbe nell’immediato notevoli vantaggi di ordine economico alle casse comunali ma, come nei 60 anni dal dopoguerra ad oggi, tutte le Amministrazioni sono riuscite a reperire le risorse, in tempi più difficili di questi, senza introiti straordinari, con una oculata gestione del bilancio. Crediamo pertanto non ci sia bisogno nemmeno oggi di questa entrata straordinaria per apportare vantaggi ai cittadini».
«Riteniamo che l’operazione prospettata – concludono Sandini, Agostini e Bellin – sia in netto contrasto con uno sviluppo adeguato del nostro territorio, per cui esprimiamo la nostra contrarietà all’insediamento urbanistico prospettato. Dette riserve derivano anche dal fatto che l’ubicazione è nelle vicinanze e nel cono visuale di una villa del Settecento in un ambiente esclusivamente rurale e di grande pregio paesaggistico. Auspichiamo che la scelta sia il più possibile approfondita e meditata, ma soprattutto tenga conto del futuro del nostro Comune in modo da garantire quello sviluppo graduale ed equilibrato che ha finora qualificato e valorizzato la nostra comunità».

 

 

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