un articolo su cui riflettere

tratto dal sito di Repubblica.

Entrano in scena nuovi attori, come Geniodife, e nuove possibilità. Attenzione però che non sia solo una maniera per mettere in crisi il movimento e poter dire: ecco, non accettano niente, sono degli irriducibili.

Hanno fatto così anche con il TAV a Roma; chi negoziava subito ha avuto un risarcimento sull'esproprio delle case; chi l'ha fatto dopo invece ha avuto un altro alloggio, creando così divergenze e fratture insanabili tra i due gruppi.

Forse non si è ancora capito che negoziare le briciole significa comunque, per noi, essere COMPLICI. Inoltre è inutile dare ora tanto risalto a una notizia che era già vecchia; gli Stati Uniti hanno sempre detto che erano disposto a ridurre l'impatto sulla base, e vorrei ben vedere. Ma chi ci tutela poi quando gli anni passano?

Non c'è nessun tipo di fiducia per un governo che è abituato a livello mondiale a fare quello che vuole, tanto più che il nostro governo ha dimostrato di non avere forza per la contrattazione.

Quindi, coa ci si mette al tavolo a fare? No alla base, nè a Vicenza nè altrove. 

 

ROMA – "Condoleezza Rice e Robert Gates hanno confermato ai ministri D'Alema e Parisi che l'allargamento della base di Vicenza si farà tenendo conto delle preoccupazioni della città di Vicenza: e in ogni fase, dalla progettazione alla costruzione, vigileranno le autorità italiane, che hanno sempre avuto e mantengono la sovranità su ogni centrimetro della base".

Fonti del ministero della Difesa e della Farnesina confermano a Repubblica che il governo americano, dopo il sì all'allargamento della base e dopo le richieste dei due ministri italiani, ha dato direttive precise al Pentagono per realizzare il raddoppio di Vicenza "nella maniera più compatibile possibile, sia dal punto di vista militare che da quello urbanistico". E su tutto il progetto, il controllo del governo italiano sarà quello decisivo.

La prima possibile modifica al progetto – evocata in qualche modo già nei giorni scorsi al ministero della Difesa – potrebbe essere lo spostamento delle nuove palazzine all'interno del perimetro dell'aeroporto Dal Molin. Il piano originale prevede la costruzione dei nuovi alloggi dei paracadutisti in un'area vicina all'uscita che sbuca su via Sant'Antonino, ad est della pista di volo dell'aeroporto Dal Molin. Alcuni cittadini protestano, perché in questo modo ritengono che via Sant'Antonino verrebbe intasata dalle auto dei militari che entrano ed escono dalla base.

L'alternativa possibile sarebbe spostare la costruzione dei nuovi edifici ad ovest, dalla parte dell'uscita di Viale Ferraris, una strada chiusa che termina proprio con l'ingresso all'aeroporto. Il problema è che in quell'area dell'aeroporto ci sono vecchi edifici dell'Aeronautica militare, in parte ancora utilizzati, e soprattutto questa zona "occidentale" è molto più piccola di quella "orientale".

"In ogni caso discussioni, valutazioni sui progetti sono ancora assolutamente possibili", dicono al ministero della Difesa, "ed è quello che i nostri funzionari faranno nelle prossime settimane con gli incaricati americani". Ieri una dichiarazione del sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi aveva lasciato intendere che il suo ministro, Massimo D'Alema, avesse parlato con il Dipartimento di Stato dopo la manifestazione di sabato scorso, ricevendo assicurazioni dagli uffici della Rice.

Ma D'Alema ha parlato con la Rice il 26 gennaio, e Craxi si riferisce a quei colloqui quando dice che il governo ha già chiesto agli americani di tener conto delle esigenze della città. Alla Difesa su questo punto sono abbastanza tranquilli: "Innanzitutto bisogna confermare una volta per tutte una cosa: la base è italiana, è stata concessa in uso gratuito agli Stati Uniti, ma non c'è un millimetro di ogni base militare in Italia che non sia italiano".

Questo significa che anche a Vicenza si rispettano le leggi italiane e che l'autorità che ha il controllo e la potestà legale sulla base e sulle sue modifiche è italiana. I nuovi piani sono stati sottoposti e verranno seguiti da una Commissione Mista Italia-Usa per le Costruzioni che a suo tempo ha dato il via libera all'utilizzo dell'aeroporto Dal Molin. "E la Commissione ha approvato la costruzione di edifici, non l'utilizzazione della pista di volo", dicono alla Difesa, "per cui la pista di volo non verrà utilizzata da forze non italiane".

Nelle prossime settimane si riunirà invece una Commissione di "Geniodife", la direzione del Genio militare, che nelle forze armate è l'organizzazione che si occupa delle basi e delle infrastrutture. Questa è una commissione tutta italiana, in grado di controllare passo passo la costruzione di Vicenza 2. Dice un generale: "Se vogliamo mandar via gli americani, possiamo dirglierlo ancora. Se vogliamo l'allargamento della base possiamo farlo, senza rinunciare a un grammo della nostra sovranità". Il governo Prodi ha scelto la seconda opzione: non sa come farla digerire agli elettori della sinistra radicale.

This entry was posted in Generale. Bookmark the permalink.