Leggete questi articoli presi da Il Vicenza di oggi e poi ditecio se americani e governo non ci stanno prendendo per fessi. allora, non ci sono le concessioni per la bonifica, che comunque si dice in giro verrà fatta le prossime settimane, però ci sono per i cavi telecom la cui committenza pare sia di una mutlinazionale americana.
Per non parlare del meccanismo di tutela delle cooperative rosse che è già in atto, a quanto pare… ne vedremo delle belle….
Dal Molin. Dalla Ederle arriva una secca smentita all'ipotesi che vede già partite le bonifiche all'aeroporto
Gli Usa liquidano le indiscrezioni
«Non c'è nessun lavoro in corso»
qFabris: le trattative
e l'iter sono fermi da Parisi,
riprenderanno dopo
il voto sull'Afghanistan
Davide Comunello
davide.comunello@ epolis.sm
■ No, sir. Al Dal Molin gli
americani non hanno avviato
alcun tipo di lavoro. Per il momento,
si intende. L'ipotesi dell'avvio
di bonifiche sul terreno
dell'aeroporto, utili a eliminare
il pericolo di ordigni inesplosi
risalenti nientemeno che alla
Seconda Guerra Mondiale, si
schianta contro il muro compatto
del portavoce della caserma
Ederle: «Posso confermare
con assoluta certezza che non è
iniziato alcun lavoro – precisa il
sergente maggiore Ryan Dillon
– Nè tantomeno si è dato il via
alla bonifica dei terreni all'interno
dell'aeroporto».
LE INDISCREZIONI sulla necessità
di effettuare simili interventi
nell'area erano già emerse
alcuni giorni fa, ma senza che
venissero fissati paletti o date
precise per il loro inizio. Tra l'altro,
il Dal Molin è ancora interamente
nelle mani dello Stato
italiano, e prima di un'eventuale
via libera, da formalizzare
tramite concessione agli Usa, di
certo gli americani non si arrischierebbero
ad agire da soli.
Così, a Dillon non resta che sospirare:
«La bonifica è uno dei
processi che si renderanno necessari
in futuro, ma ogni tipo
di intervento sul Dal Molin sarà
effettuato soltanto di concerto
con le autorità italiane, locali e
nazionali. Vogliamo mantenere
la promessa fatta alla città e
procedere con una politica di
trasparenza – ribadisce il portavoce
Ederle – Quindi, nel momento
in cui qualcosa dovrà
partire lo renderemo noto per
tempo». Tuttavia, non serve fidarsi
degli Usa: anche l'onore-
3Il comandante della Setaf Frank G. Helmick
E POLIS
Da Andreotti no al raddoppio
l'Urss è svanito, non serve
Fassino: «Si tratti»
■■ Dopo lo shock da “ca d u t a
e fiducia” la politica torna a
parlare di Vicenza, sottofondo
minaccioso e tuttora irrisolto
capace di far tremare
le fondamenta del Governo.
Ieri il senatore a vita Andreotti,
già partecipe dello
sprofondamento prodiano,
si è letteralmente liberato di
un peso: «Avrei voluto dirlo
prima, ma sarei sembrato un
asino in mezzo ai suoni. Ormai
non c'è più l’Unione Sovietica
e allora che bisogno
c'è di raddoppiare la base?
Che bisogno c'è di altre
strutture militari? Per per difenderci
da chi?». Sembrano
quasi interrogativi “co m i t a –
tesc h i ”, eppure è proprio così,
e anzi Andreotti rincara
pure la dose: «Il raddoppio
non servirà certo a difenderci
dal terrorismo perchè,
conclude, il terrorismo non
si combatte dagli aeroporti
». Ma il senatore a vita non
è l'unico ad essere intervenuto
ieri: Caruso, Prc, ha rilanciato
la lotta sostenendo
che il corteo del 17 «non è
stata una parentesi nè il punto
finale di una mobilitazione
popolare», mentre Fassino
è tornato sulla disponibilità
del Governo a venire incontro
ai cittadini. «Non
possiamo revocare una decisione
già assunta, ma si può
discutere con gli Usa le modalità
di realizzazione della
base per ridurre gli impatti».
vole Fabris conferma che tutte
le voci sui lavori già avviati sono
infondate. «Smentisco qualsiasi
bonifica o partenza di interventi
al Dal Molin – precisa il
capogruppo Udeur alla Camera
– Si tratta di forzature giornalistiche
senza fondamento».
Fabris ribadisce anche che «il
demanio militare su cui sorge il
Dal Molin è ancora italiano», e
anzi va oltre considerando l'iter
ufficialmente “s toppato”. «Non
c’è nemmeno un confronto verbale
in atto per una trattativa su
eventuali siti alternativi come
si vocifera da più parti – conclude
Fabris – Tutto è bloccato
negli uffici del ministro Parisi e
verrà ripreso in mano solo dopo
il voto sull’Afghanistan». Le
rassicurazioni di Fabris e della
Ederle di certo non basteranno
ai comitati cittadini, ma è quasi
scontato che un avvio improvviso
dei lavori in questo momento
sarebbe un azzardo anche
per il pragmatismo statunitense,
ora più che mai prudente.
Tra l'altro, il pre-bando
pubblicato sul sito della Marina
Militare Usa per l'appalto dei
lavori al Dal Molin scadrà il 6
marzo: una data pericolosamente
vicina per le forze del No,
ma che per il momento fa da
“ghiacciaia” per le ipotesi su lavori
già avviati. E a proposito di
bandi, ieri il direttore del “rosso”
Consorzio Cooperative Costruzioni
di Bologna, Piero Collina,
si è difeso dalle accuse piovutegli
addosso per aver sottoscritto
l'offerta americana: «Se
non ci fossero le basi militari
sarebbe meglio, ma di basi non
ne abbiamo mai costruite. Di
solito realizziamo case per
l’esercito, la polizia, i carabinieri.
A Vicenza si tratta di edilizia
civile all’interno di una base –
prosegue Collina – quindi di un
semplice lavoro da muratori. E
in ogni caso, creare lavoro per i
soci di una cooperativa è sicuramente
etico». Moralmente
corretto o meno, vallo a spiegare
ai comitati.
La denuncia. Secondo l'Assemblea Permanente gli Usa starebbero ristrutturando Fontega e Pluto
Il No: ora scavano nei bunker
qE a Quinto il Comune
pensa a un referendum
da sottoporre ai cittadini
sul villaggio americano
Vice nza
■Altro che lavori al DalMolin:
per il momento, i comitati
sono assolutamente certi che
gli Usa stiano ampliando i depositi
di armamenti sparsi per i
dintorni della città, e per la precisione
i siti di Fontega e il famigerato Pluto, a Longare. a –
denunciarlo è uno dei portavoce
dell'Assemblea Permanente,
Francesco Pavin, che annunciando
una prossima campagna
contro questi interventi ha
fatto alcune precisazioni:
«Fuori da Fontega abbiamo notato
che sono stati raccolti cumuli
di terra fresca molto alti,
segno evidente che stanno ampliando
i tunnel sotterranei.
Non è proprio lì che verranno
stoccati gli armamenti della
173esima e dei suoi soldati in arrivo
dalla Germania?». E poi c'è
l'inquietante Pluto, il cui nome
è già sufficiente ad evocare nei
comitati i fantasmi degli ordigni
nucleari: stando ai cittadini,
infatti, in passato il bunker
avrebbe ospitato in passato svariate
testate. Anche lì “lavori in
cors o”, come confermato da
Olol Jackson: «Sono chilometri
e chilometri di tunnel, nei quali
sta lavorando un'azienda trevigiana.
Ogni giorno i cittadini di 3Il bunker di Tormeno
E POLIS
Longare denunciano il passaggio
di decine di camion che portano
fuori dal deposito il terriccio
». Nel frattempo, si è tornati
anche a parlare del villaggio
Usa a Quinto Vicentino.
IL PROGETTO americano da
200 villette e 220 mila metri
quadri, in ballo da ormai tre anni,
sarebbe infatti l'oggetto di
un possibile referendum tra i
cittadini, la cui fattibilità sarà
discussa dal prossimo consiglio
comunale cittadino. Dovesse
essere confermato, si tratterebbe
di un risultato che i comitati
vicentini non tarderanno a rinfacciare
al Hullweck. ■