Veramente gentile a regalarci questo fantastico articolo sul Corriere di oggi:
Vicenza e violenza
di
Peirluigi Battista |
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Spira una brutta aria, attorno alla manifestazione del 17 febbraio a Vicenza. Si temono infiltrazioni tra i dimostranti contrari all'allargamento della base Usa. Si prefigurano scenari di nuove violenze, l'irruzione di frange che puntano alla metamorfosi della protesta in chiave guerrigliera. Verrebbe spontaneo chiedere agli esponenti della sinistra radicale che, pur facendo parte della maggioranza di governo, manifestano contro una decisione del loro stesso governo, un duplice gesto di coraggio: astenersi da una doppiezza così plateale e prendere preventivamente le distanze dai professionisti della violenza di piazza. Ma basta l'ovvia esortazione al buon senso e alla coerenza? Oppure si può far tesoro della lezione del passato per non ricadere negli stessi errori, e non replicare le stesse tragedie? A trent'anni di distanza, è in corso una rivisitazione critica del '77. E proprio in questi giorni si ricorda il trauma della cacciata di Luciano Lama dall'Università di Roma ad opera delle squadre violente dell'estrema sinistra. La condanna della sopraffazione, dell'aggressione manu militari del leader del sindacato italiano non ha però precluso la riflessione sulla saggezza di un gesto simbolico (la riconquista perentoria da parte della sinistra storica di un luogo preso in ostaggio da un movimento veementemente polemico con il Pci) che aggravò la frattura tra la democrazia e un segmento consistente del mondo giovanile, rese drammatica la deriva terroristica di un ribellismo caotico e primitivo, consegnò le piazze italiane al predominio delle P38 e degli stregoni della lotta armata.
Fu o non fu un errore, quella scelta del Pci e di Lama? O l'ansia divorante di accreditarsi come gendarmi senza macchia dell'ordine e dello Stato da parte di una sinistra per la prima volta attratta nell'orbita di una maggioranza di governo, non fu forse all'origine di un catastrofico errore le cui conseguenze insanguinarono ulteriormente l'Italia sfidata dal terrorismo? Che non si tratti di interrogativi di natura esclusivamente storiografica e culturale è dimostrato dal fatto che la giornata di Vicenza sembra imporre dilemmi analoghi, se non identici. Simile è la disponibilità di strati estesi della protesta a lasciarsi sedurre dalle lusinghe della radicalizzazione violenta. Simile è la presenza al governo di una sinistra che nella prova della responsabilità istituzionale viene scossa da una virulenta crisi di identità, scissa tra il rito obbligato dei voti parlamentari siglati con riluttanza per disciplina di coalizione e il ribollire di un'ancor irrisolta anima «estremista» che si sente parte dell'ideologia e della fraseologia dei «movimenti». Facile, per chi ne è lontano, ironizzare su questa nevrotica dissociazione. Ma dal percorso ondivago di questa sinistra può nascere anche un argine, un tentativo di inclusione, un modo per canalizzare nell'ambito della protesta democratica e non violenta un mondo vulnerabile ai richiami dell'estremismo eversivo. Fino a chiedersi se non vada incoraggiata l'ultima possibilità per impedire di gettare i «movimenti» nelle mani di chi vuole spezzare tutti i ponti tra essi e la vita democratica. Una scommessa rischiosa. Ma necessaria per non perdere la partita della violenza, come accadde trent'anni fa.
Pierluigi Battista, sei un completo idiota. Non hai capito niente di quello che sta succedendo a Vicenza. Ma come cazzo si fa ad alimentare così la paura, per cosa poi? Perchè i partiti ci ripensino e disconoscano i movimenti di cittadini, o perchè il 17 si trasformi nella loro sfilata, nel nostro tirar su il governo dalla crisi in cui si è messo da solo?
No, mi dispiace. Il corteo è aperto a tutti e rispettiamo quei politici che si sono autosospesi e quelli che stanno portando avanti le loro convinzioni. Ma di fondo, nessuno ha fatto niente e questo lo sanno tutti.
Non è colpa dei cittadini di Vicenza se il Governo è debole, è una farsa, è incoerente. neanche di quelli che l'hanno votato, convinti che le promesse con gli elettori sarebbero state rispettate.
Non è colpa dei cittadini di Vicenza se devono esprimere radicalità per essere ascoltati, se nemmeno 7000 persone in piazza il 26 ottobre hanno convinto una giunta comunale a non dare un voto ideologico.
Molti di noi gli anni 70 non li hanno neanche visti; io ho studiato la storia della cacciata di Lama all'università.
Mi è parso di ritrovarci dentro la stessa incapacità delle organizzazioni di rispondere ai bisogni dei più. In questo si, c' è una somiglianza.
anche tu, ad alimentare questa vergognosa strategia della tensione, caro Battista.
Non mi stupirei se domani saltasse fuori un finto comunicato di qualche gruppo insurrezionale; o qualche finta bomba; saresti contento, no? Potevi dire: l'avevo detto.
No, non l'avevi detto. Hai semplicemente aiutato a creare il mostro.
Non ti sprecare a scusarti, il 18. Non ci interessa.
Povero Pierluigi Battista, anche a lui non Lama nessuno.
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