Cronaca dell’iniziativa di lunedì scorso, lanciata da rete Lilliput.

Lunedì pomeriggio, con un'intelligente iniziativa lanciata da rete lilliput (e scusate se racconto solo oggi… meglio tardi che mai!") siamo andati a chiedere ufficialmente a che diavolo servono i cavi in Via S. Antonino, cavi di telecomunicazione molto grossi, che fanno pensare a centrali di gestione dati…

L'obiettivo è capire e fare anche vedere che nessuno ci può prendere in giro; ci siamo e vegliamo su quanto succede attorno..

Dal giornale di Vicenza di Lunedì:
«A cosa servono?». Solo questo c’era scritto sugli striscioni che ieri una delegazione del presidio anti-Dal Molin ha srotolato davanti al primo cancello dell’aeroporto. Sotto i loro piedi lo scavo aperto dall’Aim che arriva da viale Dal Verme e sei tubi in plastica che come tentacoli spuntano dalla trincea e si fermano davanti al cancello. Tubi per le fibre ottiche, collegati alla grande rete per la telecomunicazione a banda larga che l’azienda municipalizzata sta stendendo in città. E che in via Sant’Antonino, civico n. 106, si fermano giusto davanti all’entrata dell’aeroporto. Così i No-Dal Molin chiedono spiegazioni: «A cosa servono quei tubi»?
Il sospetto del presidio? Che servano alla futura base Usa. Ma se così fosse, come potrebbe esistere un progetto vecchio di un anno e un’ordinanza del dicembre scorso, prima del sì di Prodi? Silvano Caveggion, della Rete Lilliput, ha firmato assieme ad altri una domanda ufficiale per Comune, dipartimento mobilità, Aim e Difensore civico. Dove chiedono dati, copia del progetto e procedure seguite «non avendo ottenuto nessuna risposta in merito ai lavori e osservato che il cartello non contiene indicazioni su committente dell’opera, destinazione d’uso e importo previsto».
Caveggion, dice, ha consultato alcuni esperti di elettronica: «Quei cavi sono sovradimensionati per servire la popolazione residente o le aziende della zona, quindi dov’è l’utilità pubblica?». In più «se l’importo supera certe cifre serve una valutazione d’impatto ambientale».
L’assessore alla mobilità Cicero allarga le braccia: «È un lavoro che risale a un anno fa. Si tratta della rete a fibre ottiche per la telecomunicazione veloce che corre ad anello dentro e intorno alla città. Perché si ferma al Dal Molin? Doveva servire l’aeroporto civile, gli americani non c’entrano». Un aeroporto mai decollato e che quando ha funzionato vedeva rombare ben 1 (uno) aereo dalla sua pista. Anche se le speranze erano altre.
Intanto Caveggion e i circa 30 No-Dal Molin che ieri lo accompagnavano hanno chiesto all’unica persona disponibile: il capocantiere Aim: «Io so solo che dobbiamo arrivare con le fibre ottiche davanti al cancello – dice -. Dove andranno poi non so…».
In attesa delle risposte, alcune certezze e qualche voce. Fra le prime: il servizio della banda larga serve alla trasmissione veloce dei dati per enti pubblici e aziende (a richiesta). Ancora: Aim precisa che il lavoro è stato commissionato da un’impresa di telecomunicazioni che poi affitterà l’uso delle fibre ottiche ai gestori nazionali. Nome dell’impresa? Mistero. Terzo: la scelta di fermarsi là davanti è perché c’è lo spazio per un pozzetto e in attesa dei lavori per la pista ciclabile. Fra le voci: che i cavidotti arrivino al Tormeno (altra base Usa) e che proseguiranno per via Sant’Antonino fino a Rettorgole in attesa di una (misteriosa) nuova zona industriale. E davanti a quei tubi che guardano il cancello del Dal Molin al presidio il dubbio resta: «A che servono?».

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