In teoria nella prima metà di luglio uscirà l'appalto per la costruzione del Dal Molin, che si intitola "Vicenza 2020 master plan". Come mai 2020? Già questo mi pare un po' inquietante. Si tratta di un appalto di 325 milioni di euro che fa gola a molti, infatti al preappalto parteciparano oltre 200 aziende, da grandi colossi multinazionali a ditte vicentine e venete. Si tratta di un appalto per la costruzione di "un nuovo complesso di
installazioni multiple e di infrastrutture che comprendono, fra
l’altro, uffici, hotel, parcheggi, sale mensa, ufficio postale,
lavanderia, negozi di abbigliamento e alimentari, zone di svago,
magazzini e aree di addestramento. Le infrastrutture comprendono anche,
ma non solo, campi sportivi, controlli alle entrate, recinzioni,
servizi, strade, passaggi pedonali e aree verdi»." Nello specifico "Sono richiesti servizi
multipli disciplinari di architettura e ingegneria di costruzioni
militari e un piano generale per Vicenza 2020 con sopralluogo del sito,
progettazione studi di ingegneria e progettazione distribuzione servizi
a lungo raggio, che determineranno i requisiti finali per i seguenti
sistemi di servizi: distribuzione riscaldamento, fognature, raccolta
acqua piovana, elettricità, telecomunicazioni e tv via cavo,
descrizione stato finale del sistema di distribuzione che incorpora i
sistemi già esistenti e i suoi necessari aggiornamenti e aggiunte per
raggiungere i requisiti del progetto generale di installazione» per
«sviluppare un piano di costruzioni a fasi coordinato con il piano di
costruzioni militari»."
Questo è quello che per il momento emergerebbe dalla lettura dei siti militari americani. Qualche giorno fa il Giornale di vicenza ha dedicato a questo aspetto un articolo che riporto di seguito:
Dal Molin, il bando di gara a luglio
La pubblicazione attende soltanto l’ultimo via libera scritto del Geniodife
di G. M. Mancassola
Il
bando di gara per l’appalto dei record è questione di giorni. La
speranza della Setaf è di vederlo pubblicato nella prima parte di
luglio. I vertici militari americani hanno predisposto tutto il
necessario, attendono soltanto l’ultima formalità, il consenso scritto
del Geniodife, l’organo tecnico del ministero della Difesa. Poi il
comando delle opere ingegneristiche della Marina militare americana, il
Navfac (paragonabile proprio al nostro Geniodife) potrà rendere
pubblico il bando da 325 milioni di euro per costruire la nuova caserma
all’aeroporto Dal Molin. Sarà il bando di gara dei record: mai a
Vicenza è stata messa in palio un’opera di queste proporzioni e con
questi valori. Conferme alle indiscrezioni sulle intenzioni degli alti
comandi statunitensi arrivano anche da camp Ederle.
Se i tempi
verranno rispettati, potrà iniziare il lungo lavoro di scrematura che
entro dicembre, come rivelato nei giorni scorsi dal sindaco Enrico
Hüllweck, dovrebbe portare all’assegnazione del maxi-appalto.
Ottenuto
il semaforo verde da Roma, verranno informate le imprese che hanno
aderito all’invito a partecipare alla preselezione pubblicata nel
novembre scorso sul sito internet www.esol.navfac.navy.mil. L’esito di
quel pre-bando è ancora disponibile in rete: oltre 200 società da tutto
il mondo hanno risposto all’appello che concedeva tempo fino al 6 marzo
scorso. L’affaire Dal Molin fa gola, dall’America alla Germania, ma
soprattutto in Italia, da dove proviene la maggior parte delle ditte.
Le imprese o cordate vicentine in lizza sono una sessantina, mentre
un’altra trentina arrivano dal resto del Nordest. Negli elenchi
figurano anche colossi come la Telecom, la Vodafone, la Siemens, la
Fastweb, l’Impregilo. Fra i nomi noti che hanno avuto esperienze a
Vicenza ci sono la Intercantieri Vittadello, impegnata nella
costruzione del nuovo teatro, la Pivato, che ha operato nel parking
Verdi, la Sacaim, che sta curando il restauro della Basilica
palladiana, la coppia Carron-Gemmo.
Secondo quanto appreso finora,
il massimo ribasso non avrà un ruolo decisivo: verranno infatti
valutati anche altri parametri, come la tempistica, l’esperienza
organizzativa e il curriculum dei lavori eseguiti in passato. Inoltre,
verranno tenute in considerazione le capacità manageriali del
personale, la struttura organizzativa, i piani di lavoro, i costi.
Nella lista delle istruzioni alle società interessate, il pre-bando
specificava che «alle imprese sarà richiesta la certificazione con il
marchio Soa (Società organismo di attestazione: tutte le imprese che
dal 2002 partecipano agli appalti pubblici superiori a 150 mila euro
devono avere il certificato Soa che attesta la presenza di determinati
requisiti)». Alle aziende interessate, in particolare, sono richiesti
«progetto e costruzione di un nuovo complesso di installazioni multiple
e di infrastrutture che comprendono, fra l’altro, uffici, hotel,
parcheggi, sale mensa, ufficio postale, lavanderia, negozi di
abbigliamento e alimentari, zone di svago, magazzini e aree di
addestramento. Le infrastrutture comprendono anche, ma non solo, campi
sportivi, controlli alle entrate, recinzioni, servizi, strade, passaggi
pedonali e aree verdi».
L’attenzione per il bando definitivo sarà
concentrata soprattutto su due profili. Il primo è l’eventuale presenza
di strumenti per selezionare imprese vicentine almeno fra i
subappaltatori. Il secondo riguarda le opere esterne al Dal Molin per
la mitigazione dell’impatto sulla città: si tratta del nuovo sistema
viabilistico, che dovrebbe comprendere anche la tangenziale nord, che
gli americani inseriranno nel bando di gara. Tutto dipende dalla
formula e dalle garanzie che il governo italiano riuscirà a far
rispettare.