Venerdì 26. Assemblea pubblica alla coop. Insieme.

Quello di Vicenza Est è un comitato di quartiere atipico rispetto agli altri.

Uno, perchè una base ce l'ha già in casa. 

Due, perchè è uno degli ultimi nati. I cittadini hanno iniziato a mobilitarsi quando una delle prospettive che sembravano essere state messe in campo per la base è stata Via Aldo Moro, giusto dietro la Ederle.

Questi cittadini hanno la base in casa, e su questo non esagero. Molti vengono svegliati dalle sirene che danno la sveglia ai soldati. Hanno le torrette di guardia alla stessa altezza dei loro balconi. Escono la mattina attorniati da un centinaio di soldati che corrono  e rincasano la sera con il defender dell'esercito italiano che gli fa la ronda davanti al portone. I bambini hanno il muro del giardino della scuola che è, a tutti gli effetti, muro della caserma.

La Ederle si trova, e vi prego di notare il paradosso, in Viale della Pace. E' adiacente al carcere dove i suoi soldati non entreranno mai, perchè per qualsiasi contenzioso civile o penale vengono giudicati da un tribunale militare statunitense.

Qui si sviluppa l'humus di chi, con la base, ci convive, senza grossi problemi.

Eppure la questione Dal Molin ha rimesso in discussione gli equilibri. Vicenza, è vero, non è mai stata una città che ha costruito barricate. Eppure il risveglio culturale  e di impegno a cui stiamo assistendo non ha precedenti.

Il comitato di Vicenza est è stato il primo a parlare di riconversione ad usi civili della base. Ne ha fornito le premesse invitando un medico di Emergency a raccontare la guerra sul campo; un sindacalista per analizzare il nodo problematico dei posti di lavoro; Andrea Licata, dell'Università studi della pace di Trieste per parlare di riconversione effettiva. Lo fa alla cooperativa Insieme, che possiamo definire un modello di sviluppo differente, a misura d'uomo; è un posto multietnico. Qui vengono anche molti americani per fare i loro acquisti e, nonostante la cooperativa, sempre attenta alle problematiche ambientali, sia per il no, non gli tratta certo da nemici.

Davanti alle duecento persone presenti sono emersi spunti interessanti. Esempi di basi già riconvertite, come nelle Filippine; ora al posto della base militare sorgono due fabbriche che danno lavoro a 50.000 persone. Questo è un dato significativo, che ci fa toccare con mano che ci sono, soprattutto nel nostro ricco Nordest, altre possibilità.

Ma quello che colpisce sono poi gli interventi del pubblico; in particolare si chiede a gran voce uno sciopero generale; assemblee nelle fabbriche per capire cosa sta succedendo; molti hanno proposte, domande, riflessioni.

Nel frattempo in Casa per la pace una riunione di 30 persone che da varie propsettiva ha affrontato la questione Dal Molin si trova per creare un coordinamento che dia via a informazione e comunicazione rispetto alle varie iniziative, cosa molto importante dato che ve ne sono molte in giro.

In presidio, passa un signore americano 75enne. Ha vissuto a Vicenza da piccolo, ogni anno viene qui a trovare gli amici d'infanzia. Quando gli propongono di venire a vedere il presidio è un pò imbarazzato, teme le reazioni delle persone.

Ci tiene a chiarire da subito che è con noi, anche solo per il fatto che a loro, senza le basi, diminuirebbero le tasse.

Ci lascia come ricordo, nella boccia delle offerte, due dollari, che siano visibili.

Non tutti gli americani sono con Bush. 

 

 

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